Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto richieste di approfondimento riguardo al regime dei lavoratori impatriati, meglio conosciuto come “rientro dei cervelli“.
Ho quindi ritenuto opportuno approfondire questo regime agevolativo che prevede una riduzione della base imponibile tra il 50 e il 60%. La riduzione delle imposte dato il nostro sistema a scaglioni è spesso maggiore!
In Italia esistono tre regimi agevolativi per il rientro di cittadini e lavoratori residenti all’estero:
- Regime dei lavoratori impatriati
- Regime per docenti e ricercatori
- Regime dei “neo residenti“
In questo articolo analizzerò il funzionamento del regime impatriati (primo regime) essendo quello che più spesso viene utilizzato.
Vedremo chi sono i soggetti che possono usufruire del rientro dei cervelli e quindi chi ha diritto alla defiscalizzazione concludendo con un esempio pratico per determinare in che misura viene tassato il reddito degli impatriati.
- Le agevolazioni per chi rientra in Italia
- Come funziona il regime impatriati?
- Chi può usufruire del rientro dei cervelli e chi ha diritto alla defiscalizzazione?
- In che misura viene tassato il reddito degli impatriati?
- Come perdere la residenza fiscale italiana?
- Quanto dura l'agevolazione per gli impatriati?
- Come prolungare il regime degli impatriati?
- Posso applicare il regime impatriati anche senza laurea? Aggiornamento di Marzo 2025
- Cosa fare quando si rientra in Italia dall'estero?
- Come richiedere il bonus impatriati?
- In che misura viene tassato il reddito degli impatriati? Caso pratico
- Calcola la tua agevolazione
- Conclusioni
Le agevolazioni per chi rientra in Italia

Come avevo anticipato ad oggi esistono tre regimi che agevolano il rientro in Italia di soggetti che non sono stati residenti nel nostro paese per un determinato periodo di tempo.
Prevedono una riduzione delle imposte dovute, calcolate in differente modalità a seconda del regime.
I regimi a disposizione:
- Regime dei lavoratori impatriati: il regime è destinato a lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi che trasferiscono la residenza fiscale in Italia. Prevede per cinque anni una detassazione al 50% o al 60% (nel rispetto di date condizioni) del reddito prodotto in Italia entro il limite massimo di un reddito agevolabile di 600.000 euro. E’ necessario non essere stati residenti in Italia nei tre anni precedenti il trasferimento;
- Regime per docenti e ricercatori: è rivolto a docenti e ricercatori che hanno svolto attività all’estero e prevede un’esenzione dall’IRPEF del 90% sui redditi derivanti dall’attività di docenza o ricerca per un periodo di sei anni, estendibile al verificarsi di determinate condizioni;
- Regime dei “neo residenti“: questo regime è destinato a persone fisiche con una grande capacità contributiva (leggasi elevato reddito e/o patrimonio estero). Consente di applicare un’imposta forfettaria pari a 200.000 euro (trasferimenti dal 10 agosto 2024) sui redditi prodotti all’estero. Successivamente al pagamento di questa imposta, tutti i redditi esteri non scontano imposizione in Italia. La durata è pari a 15 anni e può essere estesa ai familiari (con pagamento di un’addizionale).
Hai dubbi? Parla con un professionista del tuo caso!
I Dottori Commercialisti di Studio Tibaldo sono specializzati in fiscalità internazionale.
Se vuoi usufruire dei regimi del rientro dei cervelli e risparmiare dal 50 al 90% delle imposte non rischiare. Un errore di valutazione potrebbe comportare sanzioni elevate e la restituzione dell’agevolazione.
A differenza dei tradizionali commercialisti abbiamo vissuto in prima persona l’espatrio e il successivo rimpatrio aiutando decine di lavoratori come te ad applicare con successo le agevolazioni.
Come funziona il regime impatriati?

Analizziamo più nel dettaglio il funzionamento del regime dei lavoratori impatriati, più generalmente conosciuto come “rientro dei cervelli“.
I trasferimenti di residenza effettuati a partire dal 2024 comportano l’applicazione del nuovo regime dei lavoratori impatriati (art. 5 del D.lgs n. 209/2023).
Il vecchio regime (art. 16 del D.lgs. 147/015) è applicabile per i trasferimenti fino al 2023 compreso, in quanto è stato abrogato dall’art. 5 del D.lgs n. 209/2023.
Assicurava una detassazione dal 70 al 90% del reddito, che considerando l’applicazione di no-tax area ed eventuali detrazioni, spesso comportava il pagamento di nessuna imposta.
Troppo bello per durare indefinitamente.
Da qui la riforma che ha modificato il regime riducendo sia la durata che le aliquote di detassazione.
Con questo non voglio dire che non sia un regime interessante, anzi. Prevede un ottimo risparmio di imposta (per una RAL di 30.000 euro, circa 16.400 euro di beneficio, per una RAL di 100.000 euro, circa 107.800 di beneficio). E’ semplicemente inferiore a prima.
Come cambia il bonus impatriati? Nelle prossime sezioni andremmo ad analizzare il funzionamento del nuovo regime dei lavoratori impatriati.
Chi può usufruire del rientro dei cervelli e chi ha diritto alla defiscalizzazione?
Proviamo a rispondere alle domande: chi ha diritto al rientro dei cervelli e chi sono gli impatriati?
Essendo un rientro, è innanzitutto necessario che ci sia stata della residenza estera. Il primo requisito infatti prevede la non residenza in Italia nei 3 periodi di imposta precedenti al trasferimenti. Nel caso in cui l’attività lavorativa sia proseguita in Italia con il medesimo lavoratore o per un datore del medesimo gruppo il requisito di permanenza è elevato a 6 o 7 periodi di imposta a seconda che il lavoratore abbia lavorato in Italia già in precedenza per questo datore di lavoro.
Parliamo poi di cervello. Il secondo requisito prevede che i lavoratori siano in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione indicata dal D.lgs. n.108/2012 e dal D.lgs. n. 206/2007. Il titolo di laurea è spesso qualificante, è sempre necessario analizzare il caso concreto.
Viene richiesto infine un impegno per il lavoratore nel risiedere fiscalmente in Italia per almeno quattro anni e la prestazione dell’attività lavorativa per la maggior parte del periodo d’imposta nel territorio italiano.
Sono quindi necessari 3 anni (fiscali) all’estero per il rientro dei cervelli, salvo eccezione di cui ho parlato prima.
Chi è considerato fiscalmente residente in Italia?
Per la determinazione di questi tre anni si posono utilizzare:
- le previsioni tributarie nazionali (art. 2 del TUIR)
- le convenzioni contro le doppie imposizioni
E’ quindi possibile applicare il regime del rientro dei cervelli anche per chi si fosse dimenticato di iscriversi all’AIRE. Ne ho parlato in questo articolo: rientro dei cervelli senza AIRE.
La nostra normativa tributaria prevede all’art. 2 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) che a partire dal 2024 si considerano residenti chi per la maggior parte del periodo di imposta (183 giorni) ha alternativamente:
- la residenza ai sensi del codice civile
- il domicilio nel territorio dello stato: luogo in cui si sviluppano in via principali le relazioni personali e familiari della persona
Solo a partire dal 2024 è ammessa prova contraria nel caso in cui manchi l’iscrizione AIRE. La prova contraria è ammessa (anche pre-2024) nel caso in cui ci si trasferisca in un paradiso fiscale (es. Principato di Monaco, Emirati Arabi Uniti, …).
Le convenzioni contro le doppie imposizioni sono stipulate tra paesi (Italia-Francia, Italia-Svizzera, …) e quindi variano in base allo specifico stato di riferimento.
Sono però realizzate seguendo un modello di convenzione che prevede dei criteri (alternativi e discendenti per ordine di priorità) al fine di dirimere i conflitti di residenza (tie breaker rules):
- abitazione permanente
- centro degli interessi vitali
- nazionalità
- comune accordo tra le autorità fiscali dei paesi
Come calcolare i 183 giorni? Come indicato nella circolare n. 17/E/2017 rientrano nel computo non solo i giorni lavorativi ma anche le ferie, le festività, i riposi settimanali e altri giorni non lavorativi. Non sono invece computati i giorni di trasferta di durata superiore a 183 giorni, o il distacco all’estero, essendo l’attività lavorativa prestata fuori dal territorio italiano.
Per una lista di casistiche più dettagliata si veda anche la circolare n. 201/1996.
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In che misura viene tassato il reddito degli impatriati?

Chiariti i requisiti che permettono di applicare il regime agevolativo del rientro dei cervelli ora vediamo i benefici che permette di ottenere.
Il regime dei lavoratori impatriati prevede che i redditi da lavoro dipendente (e assimilati) e da lavoratore autonomo (derivanti dall’esercizio di arti e professioni) concorrono alla formazione del reddito limitatamente al 50% (o al 40% nel rispetto di alcune condizioni) nel limite massimo di 600.000 euro.
Questo comporta l’esclusione dalla tassazione della metà o del 60% del proprio reddito. Ipotizziamo un reddito di 100.000 euro. Non si pagheranno imposte su 50.000 euro o 60.000 euro. Sui restanti 40.000 euro si applicheranno gli scaglioni IRPEF.
Decisamente conveniente considerando che ci permette di evitare l’aliquota massima IRPEF.
Il beneficio è quindi più rilevante per chi ha redditi elevati.
Parlavo di una detassazione tra il 50 e il 60%. E’ possibile ottenere il massimo beneficio fiscale se:
- il lavoratore si trasferisce in Italia con un figlio minore
- nasce un figlio o si adotta un minore nel periodo di fruizione.
E’ necessario che il minore sia residente in Italia.
Come perdere la residenza fiscale italiana?
La residenza fiscale italiana si perde quando non si integrano i requisiti di cui all’art. 2 del TUIR: residenza secondo il codice civile e domicilio all’estero per la maggior parte del periodo di imposta.
Da quando decorre la residenza fiscale? La decorrenza della residenza fiscale segue il concetto di “anno di imposta“: se si integrano i requisiti di residenza si sarà considerati fiscalmente residenti anche nel caso in cui il trasferimento non sia precedente all’inizio di detto periodo di imposta.
Concretizziamo. Posso quindi applicare l’agevolazione anche con 2 anni e 2 mesi di effettiva residenza all’estero (trasferimento a Giugno e rientro a Luglio di due anni dopo).
Se sono residente in Italia sono tenuto alla dichiarazione dei redditi anche nel caso in cui viva all’estero. Questo perché si applica il principio della tassazione globale (worldwide taxation).
Le convenzioni potrebbero comportare la tassazione in uno solo degli stati al verificarsi di determinate condizioni (vedi per esempio le tie break rules). Ogni caso è però da analizzare nel concreto.
Chi è residente all’estero non è quindi tenuto al pagamento delle tasse in Italia con eccezione dei redditi qui prodotti.
Il residente estero è infatti tassato solo sui redditi prodotti nel territorio italiano, e non più su tutti i suoi redditi mondiali.
Per esemplificare, il reddito di immobili locati in Italia sarà tassato in Italia, anche se il residente è estero.
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Quanto dura l’agevolazione per gli impatriati?

L’agevolazione per i lavoratori impatriati è applicabile dal periodo di imposta del trasferimento e per i successivi quattro.
La nuova disposizione conferma la durata pari a 5 periodi di imposta, non prevedendo però la possibilità di rinnovo. Dopo 5 anni si perderanno i benefici fiscali.
Come prolungare il regime degli impatriati?
Non è più possibile prorogare il regime degli impatriati. Il regime sarà quindi applicabile per 5 anni.
Posso applicare il regime impatriati anche senza laurea? Aggiornamento di Marzo 2025
Finalmente l’Agenzia delle Entrate ha fatto chiarezza. Come precedentemente abbiamo visto, la norma richiede come requisito l’ottenimento di un’elevata qualifica o specializzazione.
La norma a mio avviso è un po’ pasticciata dato che va a citare due decreti che si applicano per l’ottenimento da parte di soggetti stranieri del permesso di soggiorno.
Se quindi era fuori dubbio che il possesso di una laurea triennale era sufficente, molti contribuenti si sono chiesti: posso applicare il regime impatriati anche senza laurea?
Fino ad ora l’Agenzia delle Entrate si era nascosta sostenendo la “mancanza di competenza” in questioni che non erano attinenti agli aspetti fiscali.
Con due interpelli di recente pubblicazione (interpello n. 71/2025 e n. 74/2025) ha cambiato idea confermando l’applicazione per queste due fattispecie: un project manager rientrante senza laurea e uno specialista informatico, anch’esso senza titolo di studio terziario.
In particolare ci dice che i requisiti a cui si deve far riferimento sono quelli contenuti nell’art. 27-quater del TUI (testo unico sull’immigrazione).
Riepilogo brevemente i casi (alternativi):
- titolo di studio universitario almeno triennale;
- esercizio di una professione regolamentata (es. infermiere);
- qualifica professionale superiore attestata da almeno 5 anni di esperienza, paragonabile al titolo universitario e pertinente alla professione o al settore di cui al contratto di lavoro di rientro;
- qualifica professionale superiore attestata da almeno 3 anni di esperienza negli ultimi 7, per dirigenti e specialisti nel settore delle tecnologie e dell’informazione
Finalmente una conferma anche per professionisti di livello che non hanno un titolo di laurea!
Cosa fare quando si rientra in Italia dall’estero?

Al rientro in Italia dall’estero è necessario armarsi di tanta pazienza e predisporre il dossier documentale. Cosa è il dossier documentale?
Una cartellina che conterrà tutti i documenti che indicano il trasferimento della tua residenza all’estero.
L’Agenzia delle Entrate non ci comunicherà immediatamente se ci considera residenti fiscalmente o meno. Dovemmo aspettare che l’attività di accertamento sia eseguita, quindi dopo 5-6 anni potremmo ricevere una lettera che ci informa di non potere beneficiare delle agevolazioni di cui abbiamo già usufruito nel frattempo.
Dopo 5 anni è estremamente difficile ricostruire analiticamente i propri movimenti.
E’ quindi necessario agire anticipatamente e prepararsi per tempo.
Si potranno cosi evitare accertamenti, sanzioni e il pagamento di interessi e in caso di verifica da parte degli ufficiali di Agenzia delle Entrate si sarà pronti nel fornire i documenti richiesti e concludere velocemente la verifica.
Come richiedere il bonus impatriati?
Per richiedere il bonus impatriati è necessario produrre al datore di lavoro una dichiarazione sostitutiva che indica il rispetto dei requisiti e la richiesta di applicazione del beneficio fiscale.
Il beneficio verrà applicato dal mese successivo alla comunicazione.
Nel caso in cui si sia “in ritardo“, non si perdono mensilità agevolate. Sarà necessario presentare dichiarazione dei redditi dove si ricalcolerà il reddito agevolabile e verrà rimborsato quanto versato in eccedenza.
I lavoratori autonomi invece non potendo beneficiare del sostituto d’imposta, alla presentazione della dichiarazione determineranno il reddito agevolato e verseranno le (minori) imposte.
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Se vuoi usufruire dei regimi del rientro dei cervelli e risparmiare dal 50 al 90% delle imposte non rischiare. Un errore di valutazione potrebbe comportare sanzioni elevate e la restituzione dell’agevolazione.
A differenza dei tradizionali commercialisti abbiamo vissuto in prima persona l’espatrio e il successivo rimpatrio aiutando decine di lavoratori come te ad applicare con successo le agevolazioni.
In che misura viene tassato il reddito degli impatriati? Caso pratico
Il regime impatriati attribuisce un beneficio in capo al lavoratore dipendente o autonomo. Una vera e propria defiscalizzazione del reddito. Cosa si intende però con questo?
Il reddito in applicazione del beneficio per il rientro dei cervelli è ridotto nella misura del 50%, o del 60% in ipotesi di figli minori, per un periodo di 5 anni (4 esercizi di imposta successivi a quello di trasferimento).
Procediamo con un esempio di calcolo per il beneficio del rientro dei cervelli.
Ipotizziamo quindi lo scenario di un lavoratore dipendente, senza figli a carico e residente in Lombardia. L’analisi prevede l’individuazione di tre fasce di reddito: Euro 30.000, Euro 40.000 e Euro 100.000. Come si può ben immaginare il beneficio tende ad essere sempre più marcato all’aumentare della fascia di reddito, questo in ragione della progressività dell’imposta.
Per semplicità ho utilizzato un calcolatore automatico per determinare l’imposizione IRPEF, le detrazioni per redditi da lavoro dipendente ed i contributi INPS.
È sempre da ricordare come l’imposizione effettiva dipenda da numerose variabili come le spese mediche, i figli a carico, … Da qui l’utilizzo di un calcolatore automatico.
La tabella seguente è quindi da utilizzare come un indicatore per una generale analisi di convenienza del regime impatriati.

La non imponibilità risultante dal regime impatriati è applicabile, per i lavoratori dipendenti, alle sole imposte sui redditi.
I contributi INPS, a differenza di quanto accade invece per i lavoratori autonomi, dovranno essere infatti corrisposti in misura piena. La non imponibilità nella misura del 50% comporta quindi un beneficio annuo compreso tra gli Euro 3.200 e gli Euro 21.500.
Questo si traduce in un complessivo risparmio di imposta, considerando un orizzonte temporale pari a 5 anni, compreso tra gli Euro 16.400 e gli Euro 107.000.
Calcola la tua agevolazione
Tramite il modulo che trovi qui di seguito – gentilmente sviluppato dall’Ing. Luca Dibattista – potrai calcolare il risparmio fiscale che ti spetta applicando il nuovo regime dei lavoratori impatriati.
E’ stato sviluppato in inglese. Se non parli la lingua ti guiderò nella compilazione del calcolatore dell’agevolazione rientro dei cervelli.
Devi solo inserire il tuo reddito annuo lordo (RAL) che puoi facilmente determinare moltiplicando per 13 o 14 mensilità il tuo stipendio lordo mensile. La RAL deve essere inserita nel box “Gross Annual Income“.
Dovrai infine selezionare la tua regione di residenza nel campo “Where are you moving to” per procedere al calcolo del beneficio fiscale.
Se ti trasferisci con un figlio minore spunta la casella “Minor Child“. Il trasferimento con un figlio minore permette infatti di incrementare l’agevolazione dal 50% al 60%.
Lo stipendio netto è calcolato su base annuale nella riga evidenziata “Net income“: nella prima colonna viene indicato lo stipendio senza agevolazione, nella seconda colonna lo stipendio con l’agevolazione.
Per calcolare il risparmio fiscale dovrai sottrarre lo stipendio netto della seconda colonna dallo stipendio lordo della prima e moltiplicare il risultato per i 5 anni di agevolazione.
Se il procedimento non ti è chiaro lascia un commento tramite il modulo che trovi qui sotto e ti risponderò al più presto.
Conclusioni
Nonostante la riduzione dell’aliquota di non imponibilità, dal 70% (o 90% in specifici casi) fino al 2023, all’attuale 50% (o 60% in specifici casi), il regime dei lavoratori impatriati resta certamente di forte interesse, in particolare per quei lavoratori che hanno redditi da lavoro di un certo ammontare.
Considerando l’entità del beneficio consigliamo sempre di farsi assistere da professionisti specializzati in questa materia.
I professionisti di Studio Tibaldo si rendono disponibili ad assisterti: contattaci tramite il form che trovi nel menù principale. Puoi accedere anche tramite questo link: Contattaci!
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